Novecento anni da riscoprire

Immerso nella quiete della Valle di Astino, nel cuore del Parco dei Colli di Bergamo, il monastero custodisce oltre nove secoli di storia. Nato nel 1107 per accogliere i monaci vallombrosani, difensori della riforma ecclesiastica, divenne presto un luogo di spiritualità, lavoro e accoglienza, punto di riferimento per tutto il territorio bergamasco.

Ricostruito nel Cinquecento con l’eleganza delle grandi abbazie toscane, attraversò secoli di splendore, declino e trasformazioni. Oggi, grazie ai restauri che ne hanno riportato alla luce ambienti e affreschi, il monastero di Astino è tornato a vivere: un luogo dove storia, arte e natura si armonizzano, restituendo al visitatore un’esperienza autentica e senza tempo.

1107 1142 1240 1428 1500 1630 1705 1797 1830 1880 1900 1977 2007 2015

Le origini.

Le pergamene documentano il primo acquisto di terre destinato alla costruzione di un monastero. Il bergamasco Pietro Giovanni Celsonis vende a Bonifacio, orafo della città, un terreno vitato e coltivato per 15 libre d’argento.

Questa transazione segna l’inizio della presenza vallombrosana sul territorio, destinata a durare per secoli.

L’ospedale.

Le fonti menzionano un “ospedale e consorzio di S. Sepolcro d’Astino”. I redditi dei beni monastici e le elemosine vengono destinati alla cura dei malati e al sostentamento dei poveri. L’istituzione riflette la vocazione caritativa dei monaci, attiva già nel XII secolo.

L’ospedale rafforza il ruolo del monastero come punto di riferimento sociale e religioso per la comunità locale.

L’ospite d’onore.

Il vescovo di Brescia Guala de’ Roniis, discepolo diretto di San Domenico, è costretto all’esilio e trova rifugio ad Astino. La sua scelta avvalora il monastero come centro di spiritualità e di protezione, consolidandone il prestigio nella regione.

L’abate Alessandro fa costruire una torre sul lato di levante del chiostro, dotata di stanze e di una cappella a uso dell’ospite illustre. Negli antichi documenti questa torre veniva definita Palatium.

La Serenissima.

L’annessione della bergamasca al dominio veneziano apre una nuova fase politica e amministrativa. La pace di Ferrara sancisce l’inizio della revisione delle istituzioni religiose e civili, con riflessi anche sulla vita claustrale.

La Repubblica nomina una commissione con pieni poteri per il recupero e la gestione dei monasteri, in accordo con i superiori religiosi. Questa fase segna la prima grande riorganizzazione di Astino sotto il controllo della Serenissima.

Il rinnovamento.

Con l’inizio del XVI secolo il monastero conosce un importante sviluppo edilizio e funzionale. Si completano l’ala est e le sale interne dell’ala sud, mentre si costruisce la torre angolare. Sopra la cappella del Beato Guala, trasformata in camerlingheria, l’abate Calisto Solari fa costruire una colombaia.

Il campanile viene spostato lateralmente sul fianco sud, rispetto alla sede originaria al centro del presbiterio. Viene completato il muro esterno verso la porta principale, consolidando la struttura difensiva e architettonica del complesso.

La crisi.

La pestilenza del 1630 colpisce duramente la Valle di Astino: dei quaranta contadini che la abitavano ne sopravvivono solo tre, e gran parte dei monaci soccombe al contagio.

Questo evento segna un periodo drammatico, ma la comunità monastica riesce a mantenere la propria presenza nel territorio.

Grandi cambiamenti.

L’antica cappella, insufficiente alle esigenze di culto, viene demolita e ricostruita secondo un nuovo progetto.

La Repubblica di Venezia promulga la legge sulla riforma dei regolari: per Astino significa la separazione dalla Congregazione di Vallombrosa. Questo momento segna una cesura con le sue radici storiche e culturali, pur mantenendo viva la vita spirituale del monastero.

La soppressione.

Il monastero di Astino viene soppresso insieme a quello di S. Paolo d’Argon. I beni, per disposizione di Napoleone e con approvazione municipale, vengono assegnati all’Ospedale Civile di Bergamo.

L’Ospedale assume anche il mantenimento della chiesa, continuando a conservare la struttura e la memoria del luogo.

Il reimpiego.

Il governo della Lombardia decreta il trasferimento dei malati psichiatrici dalla Maddalena ad Astino. Gli interventi di ristrutturazione rispettano sostanzialmente la struttura originale del monastero.

Il 7 novembre 1832 Astino accoglie 195 malati, riallacciando il legame con la vita della città.

La nuova destinazione.

L’ex monastero, giardini e chiesa vengono acquistati dalla Provincia, che li cede poi all’Ospedale Maggiore.

Si prevede l’ampliamento della struttura ospedaliera, mentre l’Ospedale Psichiatrico ritorna in funzione nel 1892. Gran parte del complesso, cantine e vasi vinari esclusi, resta inutilizzato.

La tutela monumentale.

L’ex monastero viene inserito nell’elenco degli edifici monumentali (Legge n.364/1909). Il complesso viene affittato per usi agricoli.

Il parco.

La Valle di Astino entra a far parte del neonato Parco Regionale dei Colli di Bergamo e viene sottoposta a normative di salvaguardia e tutela ambientale.

Il recupero.

Fondazione MIA avvia il restauro e la valorizzazione del Monastero di Astino. Il progetto comprende ricerca, analisi, condivisione e interventi conservativi sugli spazi e sugli affreschi.

L’obiettivo è restituire al pubblico la bellezza storica e culturale del complesso.

La riapertura.

I lavori di ristrutturazione e recupero vengono completati in occasione di Expo 2015.

Il monastero riapre, offrendo spazi per eventi, visite culturali e attività legate alla storia, all’arte e alla natura.

Il progetto Val d’Astino

IL PROGETTO

Con il progetto “Val d’Astino”, Fondazione MIA ha restituito vita al Monastero di Astino e al suo paesaggio storico, recuperando edifici, cascine, aree boschive e terreni coltivati secondo pratiche biologiche.

Il lavoro ha integrato restauro architettonico, valorizzazione della biodiversità, ripristino delle coltivazioni tradizionali e delle reti idriche storiche, con un approccio sostenibile e partecipativo.

 

IL PROGETTO

Con il progetto “Val d’Astino”, Fondazione MIA ha restituito vita al Monastero di Astino e al suo paesaggio storico, recuperando edifici, cascine, aree boschive e terreni coltivati secondo pratiche biologiche.

Il lavoro ha integrato restauro architettonico, valorizzazione della biodiversità, ripristino delle coltivazioni tradizionali e delle reti idriche storiche, con un approccio sostenibile e partecipativo.

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